Aprii la porta del mio ufficio continuando a leggere il
rapporto che avevo ricevuto poco prima nella sala riunioni e mi
fermai quando i miei occhi colsero qualcosa di rosso che prima
non c’era. Ero abituato a non abbassare mai la guardia,
nonostante fosse praticamente impossibile che qualcuno
potesse infiltrarsi nel palazzo senza che io lo sapessi. Avanzai
verso la scrivania, sul ripiano c’era una rosa rossa a gambo
lungo al cui stelo era attaccato con un nastrino dello stesso
colore una busta da lettere chiusa, con vergato il mio nome.
Solo per un attimo non potei fare a meno di ripensare a Nathan
Davis, il bastardo che aveva tormentato Alex.
Lasciai cadere il rapporto e presi la rosa avvicinandola al
mio viso. Il suo profumo intenso m’invase, ricordandomi che a
volte lo percepivo anche sulla mia Alex. Sorrisi nel riconoscere
la sua grafia elegante, mentre scioglievo il nastro e adagiavo di
nuovo la rosa sulla scrivania: la rosa, il biglietto, un gesto
romantico e dolce come lo era lei, quando non prevaleva la sua
caparbia determinazione. Aprii la busta mentre mi sedevo in
poltrona e tolsi il biglietto: niente mi avrebbe potuto preparare
a quello che stavo per leggere.
Se avesse voluto far cadere in ginocchio un uomo, con
quello che mi si prospettò davanti, nessuno avrebbe avuto
scampo.
“Biglietto romantico? Dio mio quello non si avvicina
neanche lontanamente!”
“Se fossi qui adorerei il tuo corpo con le mie mani,
sentendo il guizzare dei tuoi muscoli al passaggio delle dita,
lentamente…
Se fossi qui amerei la tua bocca perfetta e piena
appassionatamente…
Se fossi qui leccherei la tua pelle, saggiando i tuoi
capezzoli piatti, assaporando il loro sapore muschiato e
virile…
Se fossi qui le mie labbra lambirebbero il tuo pene, la mia
lingua marchierebbe a fuoco la sua punta rossa e gonfia …
Se fossi qui lo racchiuderei nella mia bocca, fino in fondo
e mi perderei nella passione selvaggia dei tuoi occhi blu e nel
piacere che ne proverei…
Se fossi qui…”
Tua Alex