mercoledì 27 gennaio 2016

Estratto da Tentazioni pericolose

Tenere fra le braccia Helen, così stretta contro di me, non era un bene. 
Quel corpo caldo, il profumo che emanava e che mi aveva risvegliato all’istante i sensi, più di quanto già non lo fossero sin da quando l’avevo vista ballare, minacciava di farmi comportare come un ragazzino.
 Più guardavo quegli occhi dorati così chiari, simili al colore del miele, valorizzati dal taglio a mandorla e più non riuscivo a distogliere i miei. 
Per quanto fosse alta, come una modella, mi arrivava appena al mento e in quel momento avrei dato qualunque cosa per abbassare la testa e assaggiare quelle labbra a cuore, piene e perfette. Imprecai contro me stesso per essere debole e farle sentire quanto quella vicinanza avesse un effetto libidinoso su di me.
 Il mio sesso, già eccitato, ora premeva contro la cerniera del jeans, duro e in parte eretto. La vicinanza con il ventre di Helen non lasciava alcun dubbio, e immaginai che nel giro di qualche minuto il mio membro sarebbe divenuto di proporzioni ancora più grosse se lei avesse continuato a muoversi o meglio, strusciarsi contro di me. 
Il balbettio di Helen, quando mi aveva riconosciuto, nell’aprire gli occhi, avrebbe dovuto farmi sorridere poiché era un comportamento diverso da quello che avevo sempre visto e che ero abituato a trovare in lei; e invece m’incuriosì a tal punto che faticavo a distogliere gli occhi dai suoi e ad allontanarmi da lei. 
Strinsi il braccio ancora di più attorno a quella vita così piccola, mentre chiudevo l’altra mano a pugno, pur di non sollevarla e infilarla fra il manto di seta dei suoi capelli. 
Nonostante sentissi i miei colleghi parlare tra di loro attraverso l’auricolare, ero così concentrato su di lei che non riuscivo a distinguere pienamente il discorso che stavano facendo. Stavo subendo il fascino di questa donna, una venere sensuale che mi tentava come mai. E tutto era cominciato da quella notte in ospedale… 
Nel tentare di porre una distanza fra noi, o forse per la caduta che aveva evitato, le sue mani mi premevano sul petto e il calore che sprigionato da queste, non faceva altro che farmi infiammare, marchiandomi a fuoco la pelle.
 Resisti… resisti, mi ripetei ma al tempo stesso sapevo che era tutto invano.